I speak… Bartending! Massimo, un barman calabrese a Londra
Hello, my name is Massimo! Semplice e anglofona la presentazione di Massimo Larosa, un ragazzo calabrese trapiantato a Londra che già a quindici anni lavorava per poi scoprire a venti che la sua vera e profonda passione si chiama bartending.
Viaggiatore, amante della lettura e della buona musica (specialmente live), dopo il primo approccio con la formazione presso la WorldTender, Massimo ha poi cominciato a seguire i corsi per barman professionisti dell’Ateneo del Bartending - Planet One.
Per testimoniare l’importanza della lingua, Planet One ha deciso di intervistarlo in occasione della promozione di Shake Your English, corso di inglese dedicato ai barman che vogliono lavorare all’estero attivato dalla sede di Milano in collaborazione con John Peter Sloan – La Scuola. Per ulteriori info è possibile consultare facebook.com/planetoneservice
1. Da Milano a Londra, come ci sei arrivato? E’ stato difficile?
Vivevo a Parma da due anni, avevo un contratto a tempo indeterminato da 1500 € al mese e la mia fidanzata abitava a 50 metri da casa mia. Insomma la vita perfetta che molti giovani sognano ma c’era qualcosa di importante che mi mancava ancora: gli stimoli professionali. Decisi insieme ad un mio amico e collega di cambiare vita e provare un’esperienza all’estero: Londra appari subito come la meta migliore per il nostro lavoro, sia per la cultura sui cocktail che per imparare una lingua indispensabile come l’Inglese. Dalla decisione alla partenza sono passati circa cinque mesi ricchi di ricerca di contatti e imprevisti vari: avevamo trovato un’agenzia gestita da una ragazza italiana che sembrava sicura ma poi si è rivelata una specie di truffa perché ci hanno promesso tanto e alla fine non ci hanno dato quasi niente. Fanno esperienza anche questi problemi ma consiglio sempre di scegliere con cautela l’agenzia a cui appoggiarsi! La questione difficile è stato comunicare alla famiglia, alla mia fidanzata e agli amici la mia decisione e lì per lì ho passato un brutto periodo perché non sempre vieni capito ma col tempo le divergenze si appianano e ora o mi stanno vicino come sempre.
2. Com’è la vita di un barman che comincia da zero a Londra?
Ora sono capo bartender al Proud Cabaret, con una paga di circa 12 € all’ora e tante soddisfazioni. All’inizio però è stato difficile: devi cambiare totalmente metodo lavorativo, adattarti alle loro usanze ma questo ti migliora tantissimo. Noi Italiani siamo visti bene, ci considerano ottimi lavoratori anche se alcuni gestori stanno sempre sul chi va là perché c’è sempre il furbetto di turno o addirittura chi ruba nel locale per cui lavora!
3. Il lavoro del barman è al pubblico e prevede contatto con le persone, nel tuo caso incide moltissimo la conoscenza dell’Inglese, vero?
Appena arrivato mi sono subito messo a cercare lavoro ma con la conoscenza della lingua pari a zero che avevo il mio curriculum valeva ben poco nonostante l’esperienza dietro al banco maturata negli anni. Dopo un mese di sacrifici e qualche corso d’inglese sono riuscito a trovare lavoro come barman al CocoBamboo, un ristorante cocktail-bar brasiliano. Devo dire che il corso mi ha aiutato tanto e vivere in casa a contatto con persone che parlano solo Inglese è stato molto utile.
4. Quale differenze hai notato principalmente tra il mondo dei bar e locali italiani e quelli inglesi?
Ogni nazione ha le sue usanze: qui a Londra si possono vedere i pub aperti già alle 9 di mattina che servono birra ai pensionati o persone che hanno fatto il turno di notte e si fermano a bere una pinta prima di rientrare a casa. Sono gli stessi pub che però poi vedi chiusi già a mezzanotte, se non addirittura alle 11 per lasciare spazio ai locali notturni. Il consumo di birra è al primo posto, poi vengono cocktail, cider e vini, qui c’è un consumo di prodotti alcolici impressionante. Ogni cocktail non può avere più di 50 ml di prodotto alcolico quindi dovendo fare un margarita metto 35 ml di Tequila e 15 ml Triple Sec, un Long Island 12,5 ml per spirito, e quando si fanno cocktail con un singolo spirito più un prodotto sodato o succo il cliente decide se prenderlo singolo (25ml) o doppio (50ml). L’uso dei jigger è una regola ferrea nel 70% dei locali, anche perché è un buon metodo di conteggio dello stock ma dove lavoro io per fortuna posso usare il free pouring! Si può dire che la creatività viene premiata dai clienti che sono sempre pronti a bere cocktail nuovi grazie anche all’innumerevole quantità di prodotti, alcolici e non, che si possono trovare.
5. Quale consiglio vuoi dare a chi come te ha frequentato corsi per barman e vuole fare un’esperienza all’estero?
Il mio consiglio è semplicemente di essere forti e non abbattersi di fronte alle difficoltà perché ovviamente ce ne saranno molte ma alla fine le soddisfazioni arriveranno e appagano realmente tutti gli sforzi fatti!
Massimo e tanti altri ragazzi italiani a Londra si tengono informati su eventi e opportunità che la Swingin’ Town offre grazie al sito quilondra.com
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Scritto da Planet One,16 Maggio 2013